Cappadocia

 


Prima o poi capita a tutti di imbattersi in un’offerta per un viaggio a cui si pensava da tempo ed ecco che mi si presenta l’occasione. In un caldo pomeriggio di maggio trovo un volo ad un prezzo accessibile per la Cappadocia! Completo l’acquisto e, finché non arriverà la data della partenza, avrò tempo di documentarmi e fantasticare su questo nuovo viaggio.

Come meta turistica mi verrebbe da annoverarle tra quelle rinomate, anche se, quando ho fatto i conti con le (poche) difficoltà logistiche, l’ho immaginato meno turistico di quanto poi si è rivelato.

La Cappadocia! Chi ne parla senza esserci mai stato, ha in mente le mongolfiere in volo, le chiese scavate nella roccia ed i “camini delle fate”. Ed in questo, per quanto semplicistica descrizione, ci sta un po’ tutto il “cuore” della regione, almeno quello che la maggior parte di chi la visita, riporta indietro con sé. I ricordi (e le foto) più particolari riguardano proprio le mongolfiere, che all’alba di ogni giorno si gonfiano d’aria calda sopra le ancor buie valli. Ma la Cappadocia è città e chiese scavate nella roccia, stranissime formazioni rocciose e valli silenziose e colorate. 



Ovviamente c’è molto di più, ma buona parte di quel che avanza è a disposizione di pochi. Quando si tratta di volersi regalare del tempo per sé, bisogna uscire dai soliti circuiti e andarsi a cercare gioie private e spesso semplici da scovare.

Sulla strada...
Ed il miglior tempo che ci si può regalare in Cappadocia, come spesso accade, è quello speso a perdersi: tra i paesi, tra i villaggi e tra i paesaggi.

Per far questo l’autonomia è indispensabile, per cui il miglior modo per visitare la regione è un mezzo proprio. Noleggiare un’auto non è eccessivamente oneroso, ma aiuta ad uscire da un turbine pazzesco, rappresentato dai turisti che affollano la zona ed ogni attrazione presente.

Ogni paese della regione ha una forte vocazione turistica, sono presenti centinaia di agenzie per turisti, con l’intento di organizzare escursioni e tour, procurare biglietti per attrazioni e gestire eventi con decine di persone al seguito. Risultato? Tutti i turisti sono convogliati sugli stessi siti e le stesse attrazioni ma c’è tanto altro da vedere, anche solo curiosando un po’ tra guide e riviste del settore. E allora si scopre un altro mondo!

 

Qui di seguito provo a dare qualche spunto e qualche suggerimento per chi decidesse di avventurarsi in Cappadocia, il vero e proprio ombelico della Turchia.

 

Innanzi tutto dobbiamo chiarire cosa sia effettivamente la Cappadocia e cosa trovare una volta arrivati qui. Questa regione della Turchia è caratterizzata da formazioni rocciose la cui forma particolare è stata modellata, nel corso dei millenni, dagli agenti atmosferici. Le rocce così malleabili sono composte essenzialmente da strati alternati di tufo e basalto, rocce tenere alternate rocce molto dure, frutto delle eruzioni vulcaniche che in epoche passate hanno interessato la zona.

Su queste formazioni rocciose spettacolari, gli abitanti della zona hanno ricavato le loro abitazioni scavando nella roccia più tenera, il tufo, e costruendo veri e propri villaggi arrampicati sui fianchi delle colline o, addirittura, sotto terra.

Queste popolazioni erano a forte vocazione cristiana e, per nascondersi dalle continue invasioni dei musulmani che arrivavano dall’Asia e dal Medioriente, di sono rifugiati nelle zone più impervie dell’entroterra. Sotto l’impero romano la Cappadocia era famosa per i cavalli che, sul mercato, avevano prezzi altissimi.

La cronica mancanza d’acqua di queste regioni ha permesso lo sviluppo di un fiorente allevamento di piccioni, il cui guano era indispensabile per fertilizzare gli aridi terreni turchi.

Cosa cercare, dunque, in questa regione? La natura ha svolto la parte più importante e le formazioni rocciose, diffuse su tutta la zona, sono l’attrazione più spettacolare. Anche la visita dei villaggi, ricavati proprio da queste particolari guglie di roccia è un altro aspetto interessante tanto che il parco all’aperto di Goreme è diventato da qualche anno patrimonio mondiale dell’umanità. Le chiese affrescate sono l’attrazione principale, alcune di queste sono così impervie che neanche la luce del sole è riuscita ad alterarne i colori originali.

Anche la cucina della regione ha degli aspetti piacevoli che possono risultare interessanti ai fini di un viaggio. In molti ristoranti viene servito il kebab cotto in recipienti di ceramica. Una volta aperti (la cerimonia di apertura su un vassoio in fiamme) è spettacolare e quello che vi accingerete a mangiare vi lascerà sbalorditi. A tutti gli effetti si tratta di uno spezzatino tenerissimo di carne con peperoni, pomodori e spezie. Ve lo ricorderete a lungo!

Altro motivo di interesse, a mio avviso, è rappresentato dal rito Sufi dei Dervisci rotanti. Il culto nacque e si sviluppò a qualche centinaio di chilometri da qui, a Konya. A meno che non disponiate di diversi giorni di vacanza, difficilmente arriverete fin lì. Io ho rimediato prenotando per uno spettacolo serale in un caravanserraglio medievale.

 

Il mio giro in breve…

 

Le valli che compongono la regione della Cappadocia hanno un’estensione molto limitata nello spazio, per cui gli spostamenti sono, volendo, davvero molto brevi. Alzarsi di buon’ora è la regola, così da visitare i luoghi più famosi che, in poco tempo, risulteranno molto affollati.

I vari parchi archeologici sono un must per tutti! Per questo è facile trovare gente nelle ore centrali della giornata.

Ciò che è davvero piacevole, invece, sono i trekking sui numerosi sentieri della zona perché qui arriva veramente poca gente. Provate a “perdervi” tra le chiese rupestri della Valle rosa o della Valle rossa; cercate il sentiero che unisce antiche testimonianze e rocce stravaganti e coloratissime.



Panorami incredibili e scorci mozzafiato sono la regola in Cappadocia, ma non si riesce mai ad assuefarsi a questo. Se poi unite una (in)sana passione per le rocce e gli ambienti naturali…. Tutto quello che scorre davanti agli occhi diventa una goduria.

 Per il mio viaggio ho scelto di fare base a Goreme, il paese che è riconosciuto come il punto di partenza ideale per visitare la regione. Pieno di ristoranti e locali, soprattutto a portata di turisti, dove poter bere del vino e rilassarsi un po’. Dovete sapere che la Cappadocia è una regione vinicola molto importante per la Turchia, qui il vino si coltiva sin da quando gli antichi Romani arrivarono su queste terre e vi importarono i loro stili di vita.

Ovviamente non si tratta di un vino eccezionale, ma con una visione un po’ romantica della cosa, vi potrete ritrovare tutti i profumi ed i sapori di questa terra piuttosto arida, ma ricca di sole e di sorprese.

Goreme, dicevo: un paese che di giorno brulica di gente indaffarata fin dalle prime ore del mattino, quando ancora fa buio. È a quest’ora che i fuori strada a 4 ruote motrici raccolgono dagli hotel chi si è prenotato per il volo in mongolfiera. Si prosegue quando il sole è ancora basso per raccogliere i clienti degli hotel in pulmini con ogni comfort e portarli a visitare ogni attrazione della zona. Arrivata la sera e riconsegnate tutte le persone, le strade si svuotano, i locali appaiono stranamente vuoti e le luci accecanti mi danno più l’impressione di trovarmi in una Las Vegas deserta.

L’approccio che ho usato per scoprire i dintorni di Goreme è una sorta di cerchi che si allontanano, di giorno in giorno, dal punto di partenza.


Ho iniziato subito con la visita del museo archeologico all’aperto, a pochi chilometri dal centro del paese. Si tratta di una comoda passeggiata alla scoperta di un sito protetto dall’UNESCO dov’è presente la più alta concentrazione di chiese della zona.

Questo è uno dei siti più visitati della regione, quindi visitarlo all’apertura permette di non avere mai troppa gente intorno; questo è comodissimo quando si deve entrare in posti chiusi con accesso in cima a ripide scalinate.

 

Poco distante si raggiunge un parcheggio dove poter iniziare un bellissimo trekking tra la valle rosa e la valle rossa. La zona è particolarmente indicata durante il tramonto perché la maggior parte del cammino si svolge rivolti ad ovest. La zona del parcheggio, in particolare, ha qualche punto di ristoro con tanto di vista panoramica.

Il trekking è abbastanza semplice, ma non troppo breve. Per visitare tutta la zona ci vogliono almeno tre ore di camminata e le scarpe comode sono un MUST! Meglio se scarpe da trekking.

Le chiese rupestri che si incontrano sono spesso spettacolari, vere cattedrali scavate nel tufo.

 Particolarmente interessanti, sempre qui in zona, ci sono i paesi di Urgup, Uchisar, e Mustafapasa. In comune con Goreme, soprattutto i primi due, hanno il fatto che molte case del paese sono ricavate nella roccia della collina. Ci sono interi quartieri che sbucano letteralmente dalla roccia.

Ad Urgup, subito ad ovest del piccolo museo cittadino, sorge un quartiere completamente ricavato nella roccia. Vi si accede da una via in salita costeggiata da due speroni di roccia che fungono da porta naturale di accesso alla vecchia città.

Ho perso un po’ di tempo anche per visitare le due piccole sale del museo e, nonostante la regione fosse piena di turisti, qui non mette piede quasi nessuno. L’addetto a cui ho pagato il biglietto era quasi meravigliato che entrasse qualcuno ed è corso subito ad accendere le luci!


Uchisar

Uchisar è un paese che sorge ai piedi di una spettacolare e scoscesa rupe che fa da sfondo a molti panorami della zona. Una roccia verticale che assomiglia a quelle viste nei parchi dell’Arizona. Su questa roccia di tufo è stato scavato un castello che, dalla sommità, offre panorami su tutte le valli circostanti. Affacciarsi qui con la giusta luce può essere un’esperienza da togliere il fiato.

Per arrivare a Mustafapasa bisogna allontanarsi un po’ dalle valli scolpite dagli agenti atmosferici. Perché arrivare fin qui? Per gli edifici con architettura greca che costituiscono il centro storico della città. Qui abitava una comunità greca che ha abbandonato il paese con lo scambio dei cittadini avvenuto nel 1932, ma il paese è rimasto pressoché intatto.

 

Una delle attrazioni più distanti dal centro di Goreme è rappresentata dalle città sotterranee, le più famose sono quelle di Derinkuyu e di Kaymakli. Io ho iniziato la visita proprio da quest’ultima, premurandomi di arrivare presto all’ingresso del sito, perché poi “potrebbe diventare affollato” una volta che gli autobus iniziano a scaricare i turisti.

Essendo un labirinto sotterraneo con spazi angusti, la visita insieme a tante altre persone può essere… poco piacevole.

Ho iniziato la visita in autonomia seguendo le frecce rosse per scendere di livello e (in seguito) le blu per risalire. Vi confesso che ho retto veramente poco. Passaggi a volte strettissimi e soffitti di poco superiori al metro e mezzo mi hanno scoraggiato immediatamente. Arrivato al parcheggio per riprendere la macchina ho trovato pullman di gente che arrivava alla città sotterranea….

 

Con mio grande rammarico ho dovuto accantonare la visita delle città sotterranee, ma soffro troppo gli spazzi angusti ed ho preferito così. Cosa fare il resto della giornata? Mi sarei dedicato ad un altro trekking, nella valle di Ilhara.

Questa valle è una delle meraviglie naturali della Turchia e dista 90 chilometri da Goreme, in direzione sud-ovest. La camminata sul fondo della valle permette di visitare le immancabili chiese rupestri, ma anche di immergersi nella natura rigogliosa del posto. In inverno il torrente era gonfio d’acqua ed il rumore dello scorrere tra i sassi del fondale è stato quasi terapeutico.

Per percorrere la prima parte del cammino ho impiegato circa tre ore, infilandomi in ogni fessura scavata nella roccia. E’ stato divertente poiché ho fatto tutto in autonomia, avendo con me acqua e qualcosa da mangiare.

Un consiglio, se mai vorrete fare questa esperienza: se volete risparmiare del tempo e camminare più a lungo, fermatevi a visitare solo le chiese indicate con appositi cartelli. Ovviamente sono le più interessanti da vedere, con affreschi e sale interessanti da scoprire.

 

Una volta finita la camminata ho ripreso la macchina per raggiungere l’altra estremità della valle, nel paese di Selime. Qui c’è da visitare un antico monastero, ovviamente scavato nella roccia e delle formazioni rocciose poco distanti dal paese che si prestarono per alcune riprese di Star Wars.

Il monastero è effettivamente spettacolare, completamente immerso nella roccia, con le guglie che ne disegnano un profilo più simile alla Sagrada Familia di Gaudì che ad un normale monastero. Si scoprono gli austeri luoghi di culto, con tanto di colonne, il refettorio ed i vari locali di servizio. Compresa la vineria!

 Di ritorno verso Goreme ho inserito una sosta ad Agzikarahan: letteralmente è il “caravanserraglio di Agzikara”.  Il caravanserraglio era un’antica stazione sulle rotte carovaniere, una sorta di fortezza dove potersi rifocillare e far riposare i cavalli. Erano anche posti di scambio, sia culturale che di affari. Purtroppo non c’è stato modo di entrare visto che il portone era sprangato ed intorno non c’era nessuno a cui chiedere.

 

Mi sono rifatto in serata assistendo allo spettacolo dei Dervisci Rotanti a poca distanza da Goreme; come ho già scritto lo spettacolo aveva luogo in un caravanserraglio, una location spettacolare considerando anche il buio e il silenzio della campagna circostante, spezzato solo dal rumore di qualche automobile sulla vicina statale che collega Kayseri a Nevsehir.

Nonostante la giornata faticosa ha valso la pena fare un po' di strada per assistere a questo spettacolo. L’atmosfera con l’ambiente a luci soffuse, i suoni del flauto (l’alito di Dio) ed il ritmo incalzante del tamburo, unito a delle voci profonde hanno creato un’atmosfera mistica, dove era possibile sentire la presenza, se non di Dio, per lo meno delle proprie emozioni.



L’ultima parte della scoperta della Cappadocia l’ho riservata ad altri siti naturali ed archeologici nella parte a nord di Goreme, per poi avere il tempo di raggiungere Kayseri, il maggiore centro della regione, prima di cena. Siamo comunque al 31 dicembre e non mi sarei voluto perdere un capodanno nel cuore della Turchia.

 

La prima tappa è stato il belvedere sopra la valle dell’amore, ignoro perché sia stato dato questo nome alla valle, ma trovandomi qui in prima mattina ho potuto vedere lo spettacolo della valle sottostante e alcune mongolfiere ancora appese nel cielo. Un altro punto di vista sopra le spettacolari guglie della Cappadocia!

Da qui mi sono spostato al vicino parco di Pasabang per vedere finalmente da vicino gli spettacolari camini delle fate.

Anche qui un breve itinerario a piedi porta ad esplorare dal basso questi tavolati rocciosi culminano con queste strutture a forma di lancia. Anche questo parco, come vari altri siti, è preso d’assalto dai mini van e dagli autobus che scorrazzano nella zona.

Poco oltre Pasabang c’è da visitare il sito della città trogloditica di Zelve. Si tratta di tre valli affiancate dove un antico villaggio ormai abbandonato ha prosperato per diversi secoli.

Anche qui l’impronta cristiana è notevole, i luoghi di culto sono sparsi un po’ dappertutto, ma non mancano gli spazi adibiti alla vita della comunità. Dal frantoio al granaio. In tempi più recenti una delle chiese della comunità era stata convertita in moschea e le decorazioni delle immancabili piccionaie riportano motivi tipici di origine orientale.

 

L’ultima tappa della mia visita in Cappadocia è stata la città di Kayseri, Cesarea. Fondata nel I secolo d.c. dai Romani, oggi è il più importante centro della regione. La maggior parte dei voli che portano i turisti in questa regione arriva proprio a Kayseri, ma le vere attrazioni, tutte intorno a Goreme, distano più di un’ora da qui. Se si aggiunge il servizio navetta messo a disposizione da tutti gli alberghi (tramite delle agenzie locali) fa si che qui a Kayseri si fermi davvero poca gente.

Kayseri

Ed è un vero peccato perché la città è davvero piacevole da visitare con un viavai continuo di persone durante tutto l’arco della giornata.

Le attrattive principali, oltre al bazar tipico di ogni paese turco, sono rappresentate da alcuni bellissimi musei ed un tenore di vita molto rilassato. Tipico delle provincie.

Qui avevo pianificato di passare, senza troppe ambizioni, il mio capodanno e, con il senno del poi, le poche ambizioni hanno rispettato le aspettative, superandole!

Ho festeggiato la mia mezzanotte, con tanto di conto alla rovescia, completamente solo nel silenzio dell’altopiano anatolico. 

 


Il capodanno non è stato d’intralcio alla visita di Kayseri. Solitamente nei paesi che festeggiano il nuovo anno, il primo gennaio è giorno di chiusura per ogni attrazione, ma non qui; il bellissimo museo della civiltà Selgiuchide mi ha accolto di prima mattina in questo 2023. Ospitato nell’edificio di un’antica scuola coranica (Medressa), il museo ripercorre le fasi storiche della vita della città, con particolare attenzione al periodo Selgiuchide dove le ceramiche ed il vasellame sono decorati con i tipici disegni islamici.

Il bazar, vecchio ormai di 500 anni, è il fulcro della vita cittadina. Centinaia di negozi attaccati l’uno all’altro vendono qualunque tipo di mercanzia. Sono proprio questi luoghi che fanno capire quanto sia passato poco tempo per l’uomo, a dispetto di quello che dice il calendario. Persone affaccendate ad esporre e vendere la propria mercanzia; l’apertura non avviene ad una data ora, ma ognuno inizia la propria giornata all’ora che desidera. I colori, i suoni ed i rumori dipendono dal tratto di bazar che ci si trova ad attraversare. Donne col velo, spesso accompagnate dai propri figli, so districano tra vestiti e dolciumi, musica e spezie. Tutto questo viavai mi fa pensare che nel tempo l’abbigliamento è cambiato molto più in fretta delle persone che lo portano.

 

Proprio fuori il bazar c’è quel che rimane dell’antica cittadella. Possenti mura racchiudono quello che ormai è un giardino molto curato ed un altro bellissimo museo. Per il museo archeologico vale veramente la pena di spendere un po’ di tempo. Al di là dei reperti esposti, che abbracciano tutte le epoche che la regione ha attraversato, l’esposizione e la cura delle sale regala una di quelle sorprese che nessuno si aspetterebbe di trovare. Sarcofagi, monili, statue di ogni epoca. Il tutto corredato da pannelli esplicativi (in inglese) molto esaurienti.

 

Ho fatto pochi passi oltre il centro storico per raggiungere il museo etnografico della città. E’ una cosa che, quando posso, non me la risparmio. Avere un’idea di come fossero strutturate, suddivise ed arredate le case, purtroppo quasi sempre quelle nobili, di una volta, mi affascina molto.

E’ questo il caso del museo Cupcupoglu dove si ha veramente l’impressione di entrare in una casa abitata. Gli arredi e le ambientazioni, ma soprattutto le stanze, riportano ad un’epoca svanita, ma che per noi occidentali è qualcosa di visto solo sui film. Saloni di rappresentanza, ambienti privati dedicati alla famiglia, bagni privati (i veri “bagni turchi”) e le cucine. Tutto addobbato di un lusso orientale.

 

Il mio tour in Cappadocia lo concludo banalmente nel bar del mio Hotel. L’unico posto che sia riuscito a trovare per sorseggiare un po’ di birra e riprendere fiato dopo diversi giorni spesi per strada.


Mi scopro molto soddisfatto di quello che sono riuscito a vedere, dei luoghi che ho visto e dei sentieri che sono andato a cercare.

Ed è proprio questo che mi piace pensare, che uscire dai soliti circuiti mi ha regalato un punto di vista più completo su questa regione che, nonostante sia abbastanza remota, è molto battuta dai turisti di mezzo mondo.

E quello che mi dico è che lo sforzo di alzare il tappeto, ovunque mi trovo, mi ha dato modo di vedere queste meraviglie da 4 dimensioni diverse; le ho viste anche dalla dimensione delle emozioni più pure. Le emozioni che mi vado a cercare con ostinazione già mesi prima di arrivare in un posto nuovo e che, una volta lì, mi si aprono davanti in tutta la loro splendida semplicità.

 

 

 

 

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