Istanbul: Il quartiere di Sultanahmet

Sultanahmet

Gli itinerari della guida, ovviamente, partivano tutti dai siti più famosi e si addentravano nella città risalendo il filo conduttore della storia.
Il primo percorso è d'obbligo: quello sulle tracce di Bisanzio.


Ho iniziato (ovviamente) con il museo di Agia Sofia. L'immensa basilica fu costruita in diverse fasi dal 360 al 562 da Costantino I, Teodosio II e Giustino II. Le alterne fortune legate ad incendi e terremoti e ostinate ricostruzioni la traghettarono fino al 1453 quando venne convertita in moschea dopo l'assedio della città da parte del sultano Maometto II.  Solo nel 1935 il fondatore della Repubblica di Turchia Ataturk la convertì definitivamente in uno dei musei più visitati d' Europa.

La visita mattutina mi ha tolto di dosso i fiumi di gente che di solito affollano questa basilica-moschea, lasciandomi spesso solo alla scoperta di questo capolavoro dell'uomo.
La prima cosa che colpisce, ovviamente, è l'immenso spazio coperto, l'imponenza di una costruzione che, grazie a colori scuri e lame di luce, taglia corto il respiro. La suggestione che questo luogo porta con se, il peso della Storia e la soggezione che impone sono ovunque tangibili.


Sullo stesso itinerario ci si ritrova presto nella Cisterna Basilica, tornata ai favori delle cronache dopo che vi è stato inscenato l'epilogo di un colossal targato Holliwood (tratto da un romanzo di Brown). Di queste cisterne se ne trovano diverse in giro per la città e venivano utilizzate per immagazzinare l'acqua sin dai tempi dell'impero bizantino. Furono scoperte per puro caso quando le autorità ottomane si accorsero che alcuni cittadini avevano accesso anche in estate all' acqua potabile semplicemente attingendo da un foro sul pavimento delle loro abitazioni. Ora alcune di queste cisterne si possono visitare e, ovviamente, la Cisterna basilica è quella più suggestiva e pubblicizzata. Suggestiva la camminata su una passerella sospesa sopra il livello dell'acqua (non tute le sale sono allagate), il gioco di luci e il rumore dell'acqua che filtra ancora dal soffitto. Sembra sempre di muoversi lungo le navate di un'immensa cattedrale sommersa. 



Attraversando la vicina piazza ricavata sull'antico ippodromo (di cui conserva la forma e non solo) ci si ritrova nella parte più conosciuta del quartiere di Sultanahmeth. I tre obelischi che svettano sono la testimonianza degli antichi fasti della capitale bizantina, costruita in fretta ed arricchita con i tesori "acquistati" da tutto il bacino del mediterraneo. L'obelisco di Teodosio proviene direttamente dell'Egitto, dal tempio di Karnak.
La colonna in bronzo poco distante, la colonna Serpentina, proviene direttamente dal tempio di Apollo a Delfi. L'ultima risalente a Costantino il Grande.

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